(Fonte e foto MMI, Osvando Marchese) – 16 marzo – La Marina Militare, nell’ambito di un più ampio contesto interforze, ha raccolto l’appello della Protezione Civile, mettendo a disposizione le proprie risorse, umane e infrastrutturali, a supporto del Sistema Sanitario Nazionale.
Una battaglia che si combatte a suon di regole e, purtroppo, lungo le corsie e nei reparti di terapia intensiva. Schierato in prima linea c’è anche il personale sanitario della Marina. Dallo scorso 5 marzo, nel pieno dell’epidemia, una task force è impegnata presso l’Ospedale Maggiore di Lodi, in Lombardia. Composta da due ufficiali medici, un anestesista e un gastroenterologo specializzato in medicina interna, con al seguito sei sottufficiali infermieri.
Tra una visita e l’altra, approfittando di una loro piccola pausa, abbiamo raggiunto telefonicamente un membro dello staff, l’Ufficiale medico di reparto, per raccogliere una testimonianza sulla lotta al Covid-19. “Al momento – ci ha spiegato – contribuiamo a quelle che sono le attività di reparto, quali il trattamento nella gestione dei pazienti, le applicazioni terapeutiche e il supporto all’attività critica, seguendo quelle che sono ormai le linee guida per il trattamento di questa patologia. Si tratta di un virus influenzale, ma molto più aggressivo.
La sua virulenza colpisce in particolar modo i soggetti anziani, ma mostra un’infettività importante anche in quei soggetti in fasce di età centrali, quindi dai 40 ai 60 anni, che possono avere gravi complicanze e quindi poi necessitare di una terapia intensiva a seconda del grado di presentazione ed evoluzione della malattia”. Nonostante la situazione continui ad essere critica, il dottor Graziosetto sente di essere fiducioso: “Alla luce delle molte terapie si guarda con cauto ottimismo al futuro.
Sappiamo – ha aggiunto – come aggredire la malattia sin dalle sue fasi iniziali. E quindi, conoscendo l’evoluzione, si riesce ad essere più resilienti a quelli che sono gli effetti della patologia sull’organismo. Sebbene ogni paziente presenti un quadro clinico diverso dall’altro, la standardizzazione dei trattamenti ci sta permettendo di avere effetti più efficaci nel tempo”.
Una cura che non può prescindere dalla prevenzione.
“Le disposizioni impartite dalle istituzioni centrali sono fondamentali e puntuali – ha spiegato l’ufficiale medico -. Il rispetto delle norme igieniche e di quelle che sono le distanze da tenere, consentono di fare la differenza: evitare i contatti per evitare i contagi. Resta dunque l’invito a lavarsi spesso le mani e ridurre allo stretto necessario i contatti sociali. Semplici raccomandazioni che possono realmente fare la differenza nell’arginare il virus”.